Occorre premettere che la Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi (CGR) è la struttura di collegamento tra il Servizio Nazionale della Protezione Civile e la comunità scientifica. La sua funzione principale è fornire pareri di carattere tecnico-scientifico su quesiti del Capo Dipartimento e dare indicazioni su come migliorare la capacità di valutazione, previsione e prevenzione dei diversi rischi.
La CGR si articola in un ufficio di presidenza e alcuni settori di intervento che riguardano il rischio sismico, il rischio vulcanico, il rischio meteo-idrogeologico, idraulico e di frana, il rischio chimico, nucleare, industriale e trasporti e il rischio ambientale e incendi boschivi. Nel DPCM del 7 ottobre 2011 all’art.3 si stabilì che: comma 2. Le convocazioni sono disposte dal Presidente su richiesta del Capo del Dipartimento della protezione civile oppure con decisione dell’Ufficio di Presidenza, specie se i casi espongono al pericolo di rischi nei vari settori per i quali la Commissione può essere convocata con urgenza; comma 4.
Qualora si rilevi la necessità di approfondire problematiche specifiche e territorialmente localizzate, è prevista la partecipazione alle riunioni di rappresentanti delle competenti CGR regionali o degli equivalenti comitati o organismi di consulenza tecnico-scientifica. Ora è bene ricordare che il 28 gennaio 2012, dopo due scosse di magnitudo 4.9 e 5 nella pianura emiliana, la CGR emise un verbale/comunicato inviandolo alle regioni padane. In quel verbale si allertava il territorio su un probabile evento sismico pari o superiore al sesto grado; si invitavano pertanto le regioni a verificare e monitorare il territorio e le sue strutture specie quelle strategiche. Ma quel verbale fu ignorato o sottovalutato e sei mesi dopo, il 20 e 29 maggio 2012 la bassa modenese fu colpita da ben 5 terremoti di intensità pari a 5.9 di magnitudo, causando crolli e vittime specie il 29 maggio, fra cui molti lavoratori. Colpevolmente non solo la CGR stette silente dal 20 al 29 maggio senza dare indicazioni, ma la CGR regionale in Emilia-Romagna ne tantomeno il suo governatore – oggi senatore – non chiese che la CGR nazionale si riunisse ne tantomeno chiese pareri !
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Quel verbale, a seguito di un mio colloquio con Mauro Manfredini – compianto Consigliere regionale e capogruppo Lega Nord – fu oggetto di una interrogazione regionale a sua firma; ma la risposta scritta dell’allora assessora Paola Gazzolo fu “evasiva” non entrando nel merito della giusta domanda di cosa venne fatto dopo la ricezione di quell’atto, dopo la dipartita di Mauro la questione cadde nel vuoto, ma io continuai le “indagini” predisponendo un corposo esposto alla Procura della Repubblica di Modena (e non solo), seguito dopo qualche anno dalla denuncia della Mamma di una delle vittime sotto i crolli del 29, che affiancai a seguito di sua amichevole e rabbiosa richiesta, dopo un pubblico convegno cui partecipai nel ferrarese quale relatore insieme al prof. Enzo Boschi: a quel convegno furono mosse “accuse documentate” contro i vertici regionali, che non furono smentite ne replicate da un noto rappresentante della Regione presente!
La denuncia di quella Madre – affiancata da un avvocato siciliano – mesi dopo approdò dinanzi al GIP del Tribunale di Modena che “inspiegabilmente e con motivazioni discutibili” archiviò, con una ordinanza NON sentenza: ci rivolgemmo dunque alla CEDU di Strasburgo con un ricorso che è stato recentemente accolto. Quella CGR silente dal 20 al 29 si riunì tardivamente nei primi di giugno, e il giorno 5 emise il verbale di quella assemblea. In questo atto – inserito negli esposti a mia firma e alla denuncia di quella Madre e che compone il fulcro delle responsabilità – non solo vengono dettagliatamente scritte le cause dei crolli e i personaggi responsabili, ma sul fronte idrogeologico si legge: “le liquefazioni sono occorse prevalentemente in corrispondenza dei paleoalvei e in prossimità degli argini fluviali di Reno e Panaro” invitando dunque ad un doveroso controllo. Qui il “mistero”: due anni dopo – 2014 – collassa l’argine del fiume Secchia e invade Bastiglia e Bomporto provocando anche una vittima (Giuseppe OBERDAN Salvioli recentemente insignito di Medaglia d’oro al Valor Civile), e qualche mese fa, a seguito di rotta dell’argine del fiume Panaro, Nonantola viene invasa da acqua e fango proprio come successo nel 2014: sarà un caso che entrambi i comuni fanno parte dell’area cratere sismico? Che fine fece quel verbale del 5 giugno 2012? Quale seguito ebbe? Continuando le mie indagini e premesso che questo verbale è stato inserito in altro mio esposto in Procura per l’alluvione del 2014, a seguito di accesso atti presso la CGR in seno al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile che fanno capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, risulta che “nessun colloquio di ritorno su quel verbale è occorso fra la regione Emilia-Romagna e il Dipartimento di Protezione Civile”: perché ? È lecito supporre che così come avvenne a seguito del verbale CGR del 28/1/2012 anche stavolta l’allarme è stato ignorato e/o sottovalutato ? E’ ben risaputo che gli svariati milioni di euro sul nodo idraulico sono stati spesi (e chissà come, visti i risultati) solo dopo il 2014, perché non prima e nel momento di ricezione di quel documento ! Negligenza o dimenticanza “nel cassetto” ? Non sarebbe la prima volta del resto che in regione qualcuno dimentichi qualcosa… o provi ad estrarre dal cilindro inesistenti colpevoli, e che oggi Bonaccini chieda proprio ad AIPO di instituire una commissione speciale d’inchiesta sulla rottura dell’argine del Panaro, sembra davvero inverosimile. Ricordo che la regione Emilia-Romagna è la stessa che: – chiese alla ICHESE se un deposito gas avesse indotto o innescato la sequenza sismica del 2012 (Rivara inesistente); – Secretò alcuni documenti per le valutazioni proprio alla ICHESE che tardivamente Vasco Errani volle (leggasi mio esposto in Procure e dichiarazioni del prof. Peter Styles presidente ICHESE); – Sono gli stessi che dopo la rottura del Secchia (alluvione 2014) istituirono commissione d’inchiesta per addossare la colpa alle nutrie dimenticando AIPO e rimpallarsi le responsabilità a ping-pong proprio con AIPO (altro mio esposto in Procura), mentre lo stesso ente rimpallava alla regione la mancanza di fondi. Prima di rivedere il solito scarica barile e commissioni in campo con controllato e controllore ad indagare… sarebbe opportuno che la Procura della Repubblica modenese aprisse quei fascicoli che ho depositato già da anni, e si comprenda che fine fecero quei “misteriosi verbali”; non è ben chiaro quale seguito ebbero, e di contro gli attori presumibilmente responsabili, come specificato “nero su bianco” negli atti CGR, sono tutti al loro posto, e persino uno di loro promosso a Senatore. Si chieda inoltre al governatore Bonaccini – erede di Vasco Errani – e all’ex assessora al territorio Gazzolo – oggi nello staff di presidenza – come si attivò sin dal giugno 2012: ben due anni prima della tragica alluvione che colpì Bastiglia e Bomporto per arrivare oggi a Nonantola; ma si abbia anche il coraggio di chiedere all’allora presidente del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile – dott. Franco Gabrielli – se verificò la trasmissione di quei verbali alla Regione Emilia Romagna e che misure di prevenzione la regione assunse. Non vorremmo essere coperti dalla polvere delle insabbiature in attesa della cronaca del “terzo disastro annunciato”.
Antonino Spica