Digitale, sviluppo dell’economia con il nuovo piano “Imprese 4.0 plus”.
Poi green, economia circolare, energie rinnovabili. Il disegno di un’Italia più inclusiva, la riduzione delle tasse. Più scuola, più ricerca. Un voucher da 500 euro per le donne che sognano di fare le manager. E chi più ne ha più ne metta.
Dopo il bazooka (scarico) eccoci ad un nuovo appuntamento con “Le fiabe di Giuseppi”.
La straordinaria location “Villa Doria Pamphilj” è stata la cornice dell’ennesimo flop di questo governo.
Se ci si aspettava che gli incontri in programma potessero essere (nonostante il dubbio sullla sobrietà utilizzata) utili o quantomeno fruttiferi per il bene degli italiani ci si sbagliava di grosso.
In questo “circo” mediatico e non solo, non abbiamo visto sfilare l’Italia in difficoltà, ovvero la parte più sensibile a tutti i problemi che ci riguardano, la rappresentanza delle minoranze e delle partite iva, dei giovani in difficoltà e dei meno giovani sempre più soli.
Alla corte del premier, dopo il primo giorno utilizzato per inchinarci nuovamente all’Europa – erano presenti David Sassoli, Ursula von der Leyen, Paolo Gentiloni, Christine Lagarde, il Charles Michel – tutti felici di esserci (con la speranza che tale felicità non sia frutto della consapevolezza di quanto sarà salato il conto che verrà presentato dall’Europa al nostro paese), “non sprecheremo nemmeno un euro” (ma quando tali soldi arriveranno e in che forma non ci è ancora dato sapere). Così Conte ha rassicurato “mamma” Europa prima di lasciare spazio alle grandi personalità presenti nella scaletta dei giorni successivi.
La “sfilata” è proseguita con i manager delle grandi multinazionali, sempre in prima linea per il bene del nostro paese (Benetton e FCA insegnano) e poi , per le idee necessarie a salvare il nostro paese, sono arrivati personaggi come: Alessandro Baricco, Massimiliano Fuksas, Stefano Boeri, Monica Guerritore, Giuseppe Tornatore, insieme ad Elisa, la cantante, che durante questo indegno spettacolo ha trovato il tempo per interpretare “Luce”, brano simbolo di questo “piano rilancio”.
In tutto questo sfarzo fiabesco, durante il settimo dei 10 giorni della kermesse, il Governo si è degnato di incontrare una piccola, striminzita, delegazione di “gente comune”.
Conte ha dovuto togliersi il vestito del “Reúccio” per rimettere i panni, scomodi e malconci, del premier italiano giusto il tempo di ascoltare Alessandra e Fabio, proprietari di un negozio di calzature a Firenze, e poi Romina e Daniela, che hanno attività dedicate ai servizi alla persona. E ancora, Bartolomeo, Matia e Cristina, che lavorano nel settore turistico tra Puglia Lazio e Abruzzo: chissà che noia deve aver provato l’avvocato davanti a cotanta “banalità “.
Il tutto, chiaramente, durato solo il tempo di nuove promesse (e di due video da divulgare sui canali del presidente del consiglio) senza capo né coda e soprattutto senza reali aiuti, scadenze, soluzioni. Una piccola parentesi nello show di distrazione di massa targato Casalino.
Chiaramente, come di consueto, non potevano mancare i leggendari gerundi di Conte, oramai marchio indelebile, utilizzati ad ogni conferenza stampa : “stiamo pensando”, “stiamo valutando”, “stiamo verificando” e alla fine in tutto questo “stare” gli italiani (almeno due su tre stando ad un sondaggio di pochi giorni fa) non hanno capito a che cosa siano serviti gli Stati generali.
Nemmeno noi, e forse proprio perché un senso tangibile, reale, concreto non lo hanno avuto.
Se non il senso di prolungare una già estenuante agonia di un Governo che per l’ennesima volta ha dimostrato di vivere su un altro pianeta.
Lontano dalla quotidianità (sempre più difficile) di ogni italiano.
E mentre tante aziende si accingevano a varare licenziamenti e molti lavoratori non avevano ancora visto il becco di un quattrino, lo stesso Conte faticava a raccontare il “successo” di questi 84 incontri.
La certezza di tale difficoltà è arrivata durante l’ultima tappa di questa estenuante via crucis, il giorno della conferenza di chiusura quando il premier, dopo aver inserito un accenno vago ad un eventuale abbassamento dell’IVA, ha chiesto un’ ulteriore settimana di “lavoro”.
Concludendo lo spettacolo con la frase “abbiamo aperto all’impossibile il panorama della nostra mente”.
Così abbiamo avuto l’ennesima certezza che non sia bastato far piovere lustrini e paillettes a favore di telecamera, per nascondere quel po’ di tutto e tanto di niente tipico di questo Governo.
La fotografia finale la possiamo trovare nelle dichiarazioni di Confintesa : “Ieri abbiamo visto e ascoltato l’esposizione del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sullo Stato che vorremmo tutti e Confintesa si dichiara anche d’accordo con Conte sui contenuti della sua relazione. Peccato che non ci siano nè risorse finanziarie nè volontà politica per realizzare il libro dei sogni degli stati generali illustrato dal Premier”. Gioco, partita, incontro.